L'adozione
I motivi dell'adozione
La scelta di adottare un bambino matura in una coppia in seguito a diverse motivazioni e nella quasi totalità dei casi scaturisce in seguito alla scoperta di una sterilità biologica.
Questo aspetto è molto doloroso e costringe chi lo deve affrontare a confrontarsi con la sensazione di essere danneggiati a diversi livelli.
In questo senso potremmo dire che il percorso emotivo dell’ adozione inizia ben prima dell’arrivo del bambino adottato e che una buona premessa all’ adozione comporta il confronto con il dolore di un danno.
Adozione e sterilità
La diagnosi di sterilità può comportare infatti emozioni che fanno sentire alla coppia di star subendo un danno dalla Natura, dalla Medicina e/o dal Partner.
Ci si sente danneggiati dalla natura in quanto si è traditi dal proprio corpo che si rivela inadatto a compiere la normale e attesa funzionalità riproduttiva.
Adozione, depressione, ansia.
Questo aspetto è molto doloroso e comporta vissuti di depressione, ansia e rabbia legati al dolore della perdita del desiderio di concepire un figlio e al senso di inefficacia; altrettanto complessa e dolorosa è la sensazione di essere danneggiati dalla medicina e dagli operatori sanitari specialisti e non che si sono incontrati nel percorso medico alla ricerca di una soluzione al problema della sterilità.
Questi possono essere ritenuti responsabili di non aver svolto fino in fondo il loro dovere e di non aver messo in campo tutto quanto loro possibile per intervenire e risolvere il problema.
L' adozione e la coppia
Oppure la coppia si può sentire delusa dal fatto che, nonostante i grandi progressi della medicina, le proprie aspettative rimangano inattese e che proprio nel loro caso non ci sia soluzione.
È molto duro confrontarsi con questo aspetto e la sensazione di ingiustizia è grande; la diagnosi di sterilità, in quanto evento non atteso e che interrompe il normale corso evolutivo di due persone che da coppia di coniugi progettava di divenire anche coppia di genitori, è un momento molto delicato perché induce nei due partner emozioni di danno, di tradimento, di paura.
Nel momento in cui due persone si uniscono con l’intenzione di una vita in comune e la creazione di una famiglia stipulano tra loro, implicitamente ed esplicitamente, un patto coniugale che prevede anche la capacità riproduttiva; evidentemente quando questa viene meno in una dei due l’altro partner può sentirsi tradito in questo e provare sentimenti molto negativi nei confronti del proprio compagno/a che a sua volta è già impegnato ad affrontare il proprio dolore e le proprie paure anche rispetto alla relazione e che può sentirsi tradito e offeso da una mancanza di comprensione.
La coppia quindi può entrare in un vortice di incomunicabilità e rivendicazioni reciproche che mette fortemente a rischio la relazione.
L'adozione e i rischi dell’incontro
Il concatenarsi di questi aspetti, quando non affrontati, determina delle aspettative eccessive e incongrue rispetto all’arrivo del bambino adottato e che possono attribuire a quest’ultimo un inesistente potere curativo magico delle ferite provate dalla coppia adottiva.
Il bambino in adozione
Va infatti considerato che anche il bambino adottato porta con sé un proprio vissuto di danneggiamento legato per esempio all’essere stato privato della possibilità di vivere con i propri genitori biologici, dal provare una profonda angoscia di non sapere con certezza se avrà più un papà o una mamma, dall’aver vissuto delle esperienze sfavorevoli infantili più o meno gravi.
L'impatto dell' adozione
Questi aspetti, oltre all’espressione dei normali bisogni legati all’età specifica del bambino, fanno di lui il bambino “reale” che può essere molto in contrasto con il bambino magico e fantasticato dai genitori adottivi.
L’impatto con questa realtà può causare nei genitori adottivi una ulteriore amplificazione della sensazione di essere danneggiati che in questa fase si concretizza in un astio verso le Istituzioni o anche verso il bambino stesso che magari non risponde alle aspettative per quanto riguarda il sesso, l’età e il comportamento.
Adozione e delusione
Nonostante tutte queste difficoltà è proprio da un serio confronto con gli aspetti di delusione e danno che sia il bambino che la coppia vivono che possono essere messe in campo tutte quelle risorse che possono trasformare in famiglia le persone coinvolte in una adozione e riprendere quindi l’evoluzione del proprio percorso di vita come coppia.
L’adozione può essere definita come un processo di accoglienza ed integrazione che perché si possa realizzare concretamente nella relazione tra genitori adottivi e figli adottati deve prevedere l’accoglienza e l’integrazione a livello personale, individuale proprio degli aspetti di danno, delusione e perdita di cui si è detto finora.
Adozione ed errori
Questo dipende anche molto dalla possibilità che la coppia si dà da sé e/o con l’aiuto di figure specialistiche di passare da un atteggiamento e stile emotivo di rifiuto ed evitamento del dolore e del danno ad uno che cerchi di integrarle nell’incontro e nella nuova relazione con il figlio adottato.
Se questo passaggio non avviene il rischio è che l’intero processo evolutivo rimanga bloccato e che le persone siano congelate nella relazione tra loro.
Cercare di tener presenti i vissuti di danno propri della coppia e del figlio adottato permette anche di evitare altri rischi nella relazione di accudimento del figlio adottato.
Infatti, la percezione e consapevolezza di aver adottato un bambino danneggiato, può indurre i genitori a muoversi secondo una logica per cui il bambino deve avere moltissime opportunità con lo scopo di riparare il danno subito, per cui alcuni genitori adottivi tendono a coinvolgere il figlio adottato in mille e frenetiche attività sportive, di formazione, ludiche e quant’altro. Inoltre, il rischio è che tutto ciò debba avvenire con una gran fretta per recuperare il tempo perduto.
Le possibili conseguenze di questo comportamento è che il figlio adottato si percepisca e venga percepito come una persona che non può mai permettersi di deludere e che a questo aspetto leghi il timore di non essere degno dell’affetto dei propri genitori affettivi.
D’altro canto questo meccanismo trova una contropartita nei genitori adottivi che per placare l’ansia del danno biologico danno in mano al figlio il metro del loro valore come genitori, valore che dipende da quanto il figlio raggiunga o meno determinati risultati e loro stessi si propongono un ideale di perfezione genitoriale impossibile ma che vuole tendere ad evitare ulteriori danni al proprio figlio.
Adozione e difficoltà
I rischi allora diventano che si accentui notevolmente la paura di affrontare nuove difficoltà, che ci si senta nuovamente inadeguati ed impotenti e che l’ adozione sembri un compito troppo al di sopra delle proprie possibilità.
È proprio su questi punti che il proseguimento del processo adottivo rischia di incrinarsi. Un altro importante compito che coinvolge la famiglia adottiva e favorire l’integrazione di quegli aspetti che riguardano i genitori biologici.
Adozione e genitori naturali
Il rischio è quello di creare una contrapposizione e competizione tra i genitori adottivi e quelli naturali; questa contrapposizione, comprensibile e funzionale per i genitori adottivi che, negando o attaccando gli aspetti che riguardano l’esistenza di genitori biologici, cercano di mitigare il dolore per un danno biologico e la paura di una nuova perdita, può divenire in realtà un boomerang per la relazione con il proprio figlio.
Favorire l’integrazione nella relazione adottiva delle emozioni che riguardano l’esistenza di genitori biologici aiuta il bambino a lenire il dolore per essere stato abbandonato e il suo sentirsi rifiutato.
Elementi che favoriscono l' adozione
Vediamo ora quali sono gli elementi che possono favorire una buona relazione adottiva e prevenire nel tempo l’insorgenza di difficoltà; per quanto finora detto è utile prefigurare l’adozione come uno scambio bidirezionale e gratuito cioè come una relazione in cui i due coniugi possono riacquistare la propria genitorialità negata dalla natura o da altri fattori e il bambino può ottenere una famiglia.
Questo è un aspetto fondamentale perché evita il rischio che i genitori si sentano i salvatori del figlio ed in credito con lui non riuscendo poi a tollerare l’espressione dei bisogni e le richieste naturali del figlio che possono essere letti come irriconoscenza.
Una positiva relazione adottiva quindi prevede che: i genitori sappiano riconoscere i bisogni dei figli; che la nuova coppia genitoriale lavori per recuperare e tenere alto il livello di autostima sia come coniugi che come genitori; che la famiglia allargata sia di sostegno sia ai nuovi genitori che al figlio adottato; che sia possibile provare delusione reciproca, cioè che i genitori possano immaginare di restare delusi per alcuni comportamenti del figlio senza che questo li metta totalmente in crisi rispetto alla propria genitorialità e alla sensazione di essere nuovamente danneggiati e che il figlio a sua volta possa provare delusione per comportamenti dei genitori e suoi; consequenziale al punto precedente è il favorire la possibilità che nella relazione ci sia libera espressione dei sentimenti negativi come la rabbia e la paura; ultimo aspetto da curare, ma non per importanza, è lo sforzo di integrazione tra la storia passata e quella presente e quindi tra gli aspetti che riguardano sia la coppia che il figlio prima e dopo l’adozione; in questo rientra anche il recupero della storia della relazione con i genitori biologici.
Essere papà adottivi
Oggi viviamo in una complessità ancora maggiore del ruolo del padre; coppie omossessuali, separazioni e divorzi. Il livello di complessità rispetto al passato risulta maggiore (coppie di padri che hanno un figlio, figure maschili che possono diventare madri, padri in coppie separate che hanno figli da diverse mogli, ecc…
Vediamo un video: